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La Storia

Cultura e Tradizioni

Foto © Gian Paolo Dessolis

Descrizione del paese


Siede sulla pendice di una collina, dove sono forti le raffiche di maestrale, e dalla quale si estende la vista sul golfo torritano, si intravedono le maremme di PortoTorres e della Nurra, le coste dell’Asinara e persino della Corsica. Le strade di Sennori erano tanto scabre, impossibili da carreggiare, anche se in alcuni tratti gli antichi collocarono con fatica delle pietre per renderle più agevoli; così furono le vie nell’antichità!.Le vallate di cui era ed è ricco il territorio, si estendevano pittoresche e tra esse le più notevoli erano e sono tutt’oggi Badde (valle); Priedu; Sutis; Terràculas.Le sorgenti non erano molte, la popolazione si serviva di due fonti, una in mezzo all’abitato (composta d’acqua calda); ed una fuori dall’abitato detta Funtana fritta (fontana fredda). Quest’ultima abbondante di acqua ottima, l’altra meno buona.Nel 1846 si contavano a Sennori 1899 persone distribuite in 549 famiglie e 497 case; anche se generalmente nei villaggi sardi ci sono tante case quante famiglie.
I Sennoresi erano considerati gente robusta, laboriosa e tranquilla; e sebbene siano tanto vicini ai Sorsesi, i primi parlano un diverso linguaggio (quello sardo) ma con notevole differenza dagli altri nella pronuncia e nel genere: non come gli altri sardi sas feminas, ma sos feminos. Tanti paesani non giovavano dell’istruzione preferivano dedicarsi alla cura del pascolo e soprattutto della terra; la scuola elementare era poco frequentata, al massimo erano 40 le persone che sapevano leggere e scrivere; molti i Sennoresi che per la vicinanza alla città si dedicavano con successo al commercio, perciò per mezzo di cavalli percorrevano la strada che portava a Sassari per vendere soprattutto cereali, olio, aceto bianco, frutta nonché prodotti artigianali.La chiesa parrocchiale risultava e risulta al centro del paese, il titolare e patrono è S.Basilio Magno, le chiese minori: S.Croce, la chiesa del Rosario, S.Maria, S.Vittoria e una chiesa campestre, quella di S.Giovanni.

Verso il 1020 risulta aggregato alla Curatoria della Romangia del Giudicato di Torres e dopo il 1300, caduta la repubblica sassarese, andò a far parte di una delle tante baronie costituite dagli aragonesi, denominata Encontrada de Romangia, ( Verso la fine del 1300, caduta la repubblica sassarese, Sennori andò a far parte di una delle tante baronie aragonesi, denominata "Encontrada de Romangia" e posseduta dalla famiglia De Senay Pilo y Castelvì. Nel 1430 a quest'ultima famiglia subentrò Gonario Gambella, il quale, divenuto feudatario della contrada Romangia, nominò il figlio Antonio suo erede universale, con la clausola che qualora fosse mancato un discendente maschio, il feudo e gli altri beni (valutati 8000 lire sarde) sarebbero dovuti andare ai figli maschi delle proprie figlie: Rosa, Maddalena e Marchesa.

Con testamento in data 10 marzo 1468, don Antonio Gambella, disponeva che alla figlia maggiore Rosa fosse attribuita in eredità la contrada della Romangia.Rosa si era sposata in prime nozze con il capitano Angelo de Marongio, il quale morì nel 1470 lasciando la vedova ed un figlio. In seconde nozze Rosa Gambella sposava il viceré del regno di Sardegna Ximen Perez Escriva de Romani, portando in dote la contrada di Romangia.

Dopo le nozze, con apposito testamento, Rosa Gambella destinava al marito, in caso di sua premorienza, detta contrada, indicandolo come erede universale. Al testamento di Rosa Gambella in favore del Ximen Perez, si opposero gli eredi di Lorenzo Gambella, e a tale scopo venne disposta la vendita all'incanto di detta contrada di Romangia la quale venne rilevata dallo stesso Ximen Perez marito di donna Rosa. Dopo vari passaggi e contese, verso la fine del 1584, la baronia della Romangia, venne in possesso di donna Catalina De Sena y Pilo.) sotto la giurisdizione della famiglia De Senay Pilo Y Castelvì, alla quale nel 1430 subentrò quella di Gonario Gambella. Sulla famiglia di quest'ultimo, e più precisamente sulla nipote, Rosa Gambella. Dopo varie peripezie, nel 1723, la Romangia pervenne alla famiglia degli Amat, marchesini San Filippo, che la tennero fino alla fine del feudalesimo in Sardegna. Negli ultimi anni del secolo scorso anche Sennori fu scosso da fremiti socialisti, a tendenza repubblicana, il cui organo propulsore fu quella Società Operaia denominata "Popolo Sovrano".

Molte erano le credenze, e la maggior parte sono state tramandate fino ai giorni nostri con grande orgoglio e dedizione.
A Sennori vi sono alcuni nuraghi, grotte o domus, ed altre rovine appartenenti ad un mondo che per noi sembra tanto lontano.
Le donne di Sennori venivano definite laboriose come forse in nessun’altro villaggio dell’isola; sempre frettolose e senza perder tempo neppure camminando.Cariche del cesto, che tenevano in equilibrio sulla testa, correvano coi piedi nella polvere per irrompere nel mercato, nelle piazze, nei viottoli più remoti della città e vendere frutta, aceto, cesti di ogni forma e dimensione.





















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